IL CEO Forenser, Paolo Dal Checco, ha nuovamente collaborato come consulente informatico per Le Iene, questa volta al servizio di Luigi Pelazza nel pezzo andato in onda il 3 giugno 2025 su Italia Uno e intitolato “Usi lo SPID? Occhio alla Truffa”. Un’inchiesta che ha messo in luce una vulnerabilità critica che riguarda gli italiani e la loro identità digitale basata, tra le altre cose, sul sistema SPID, Sistema Pubblico d’Itentità Digitale.
Truffa del Doppio SPID per Le Iene con Luigi Pelazza e Paolo Dal Checco
Lo SPID è ormai indispensabile per un’ampia gamma di servizi: scaricare certificati, pagare le tasse, prenotare visite mediche, iscrivere i bimbi a scuola e persino ricevere la pensione o l’assegno universale per i figli. Purtroppo, proprio la sua centralità lo rende un bersaglio primario per i criminali, che lo utilizzano per compiere truffe basate sul fatto che è possibile creare un clone di uno SPID senza che il soggetto cui è intestato lo venga a sapere, anche se ha un altro account SPID configurato.
Durante il servizio al quale il Dr. Paolo Dal Checco, CEO Forenser, ha partecipato come consulente informatico de Le Iene vengono esplorati grazie all’abile conduzione della iena Luigi Pelazza casi sconcertanti, come quello di Mario, che si è ritrovato il suo cassetto fiscale completamente svuotato: un credito d’imposta di 800.000 euro è sparito nel nulla.
Paolo Dal Checco – Consulente Informatico per Le Iene nel servizio di Luigi Pelazza
La cosa più allarmante che emerge dal servizio in cui Paolo Dal Checco ha prestato servizio in qualità di consulente informatico forense per Le Iene è che gli accessi fraudolenti sono avvenuti tramite uno SPID intestato alla vittima, ma non quello originale attivato nel 2020. Incredibilmente, dagli atti delle indagini svolte, risulta che altri tre SPID clone sono stati creati utilizzando i suoi documenti, senza che Mario ricevesse alcuna notifica via email o cellulare.
Questa frode informatica ha evidenziato una grave criticità: non esiste un database generale e unico che monitori tutte le attivazioni SPID. Di conseguenza, nonostante denunce ripetute alla Guardia di Finanza e alla Polizia Postale, le attività fraudolente non si sono fermate, con accessi continui alle società che Mario rappresenta e manipolazione di crediti fiscali, inclusi quelli per il sisma bonus. L’Agenzia delle Entrate, in questi casi, sembra non essere in grado di monitorare autonomamente e deve essere avvisata dalla persona che ha subito il problema.
La “truffa del doppio SPID” o dello SPID clonato ha già colpito – come frode informatica – migliaia di persone, dai beneficiari di bonus ristrutturazioni a quelli che aspettavano la tredicesima e persino molti studenti che si sono visti sottrarre i 500€ della carta cultura.
La base di tutto è che i truffatori devono riuscire ad acquisire i nostri documenti per poter registrare uno SPID a nostro nome e lo fanno in diversi modi: prelevandoli nel dark web, ottenendoli tramite phishing, rubandoli dalla nostra casella di posta elettronica nel momento in cui riescono ad entrare tramite accesso abusivo se non la proteggiamo a sufficienza.
Una delle caratteristiche più problematiche di questo sistema è che non si viene avvisati se qualcuno attiva uno SPID a nostro nome. Sebbene l’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) supervisioni i 12 fornitori di SPID e abbia multato alcune società per aver accettato documenti falsi o usato sistemi di identificazione non autorizzati, la frammentazione del sistema rende difficile una visione d’insieme utile a rilevare correlazioni tra identità sospette. La possibilità di avere più SPID, nata da una concezione tecnica ormai superata, persiste, sebbene lo SPID stia per essere sostituito dal wallet europeo entro un anno, che servirà anche per comprare biglietti aerei o fare contratti all’estero.
EtnaId – dpo@eht.eu (da Privacy Policy, non presente né su SPID né su AGID)
Il Dr. Paolo Dal Checco – e con lui lo Studio d’Informatica Forense Forenser – viene spesso chiamato come CTP informatico a difesa delle vittime delle truffe, spesso basate su furto dello SPID o dei documenti d’identità, con l’incarico di produrre una perizia informatica che attesti quanto accaduto e le responsabilità dei vari attori. È quindi importante tenere al sicuro i propri documenti per evitare di cadere vittima della frode informatica: la vigilanza è l’unica difesa in un panorama digitale in continua evoluzione.
Ci auspichiamo che questo servizio dove il CEO Forenser Paolo Dal Checco ha supportato Le Iene come Consulente Informatico Forense possa aumentare la consapevolezza su questi rischi e spingere verso soluzioni più sicure per la nostra identità digitale.
Martedì 27 maggio 2025 il CEO Forenser Paolo Dal Checco ha nuovamente collaborato – come consulente informatico forense per Le Iene – a un servizio TV andato in onda su Mediaset durante la trasmissione “Le Iene” che mette in guardia le potenziali vittime dalle nuove truffe che arrivano tramite smartphone.
Supportando Le Iene in qualità di Consulente Informatico, il CEO Forenser Paolo Dal Checco ha illustrato alcune caratteristiche tecniche che contraddistinguono le 5 nuove truffe raccontate nel servizio TV della iena Matteo Viviani, spiegando anche ove possibile quali contromisure possono essere utilizzate per evitare di cadere vittima dei raggiri.
Le 5 truffe che arrivano via smartphone, raccontate nel servizio dove il CEO Paolo Dal Checco ha partecipato in qualità di consulente informatico per Le Iene sono le seguenti:
1. La truffa “task scam” dei like e delle recensioni facili
Questa truffa inizia con un contatto, spesso tramite telefono, che propone un’offerta di lavoro dopo aver presumibilmente ricevuto un curriculum. L’obiettivo dei truffatori è spostare la conversazione su WhatsApp. Qui, vengono proposti “lavoretti facili” da fare da casa. La vittima viene introdotta a una piattaforma dove, tramite un semplice tasto, può rilasciare recensioni positive su vari prodotti per “accattivare” i clienti. Viene descritto come “il lavoro più facile del mondo”: si clicca “like” su un sito web e compare in automatico un commento positivo.
La fregatura emerge presto. Il sistema richiede di caricare denaro per guadagnare. Ad esempio, caricando €10 si guadagnano €30 tramite le recensioni. Dopo un po’, i prodotti “normali” finiscono, e per continuare a mettere like e recensioni false, bisogna comprare pacchetti speciali. La vittima, pur potendo intuire la truffa, viene abbindolata e carica i soldi. In un caso, una vittima ha caricato €70 e ha ricevuto un bonifico di €160 come “prova” che funzionava. I pagamenti o i guadagni spesso passano per le criptovalute. I truffatori fanno scaricare app di criptovalute che controllano loro, o inviano criptovalute false. Una volta che la vittima è “ingolosita”, la posta in gioco viene alzata. La vittima nell’esempio ha caricato €320 per un secondo pacchetto, ma le sono stati chiesti altri €1700 per sbloccare un guadagno promesso di €10.000.
A questo punto, spesso la vittima inizia a insospettirsi, riconoscendo che guadagnare €70 in pochi giorni è credibile, ma pagare €1700 per ottenerne €10.000 non lo è. I truffatori comunicano solo per messaggio, dicendo che le chiamate sono proibite durante l’orario di lavoro. I numeri usati sono spesso stranieri, anche se alcuni possono sembrare italiani. Se la vittima prova a chiamare o a chiedere chiarimenti, la chat viene bloccata e i truffatori spariscono con i soldi. Ci si può difendere prestando attenzione a offerte “troppo belle per essere vere”, contatti da numeri esteri e all’uso di criptomonete. È utile verificare da quanto tempo esiste un sito web e lo si può fare semplicemente tramite siti di Whois come Whois di Domain Tools o Who.is.
2. La truffa del cane smarrito e ritrovato
Questa truffa colpisce chi ha smarrito un animale domestico, come un cane o un gatto. I truffatori cercano annunci di smarrimento che contengono molti dettagli personali, come la zona di residenza e il nome e la descrizione dell’animale. Ti chiamano, a volte in orari insoliti, da un numero sconosciuto. Dall’altra parte, con una voce arrogante, sostengono che hai abbandonato il tuo animale, usando il nome corretto dell’animale.
Successivamente, chiedono una somma di denaro, anche elevata (nell’esempio, €4000), per restituire l’animale. Giustificano l’importo citando leggi più severe sull’abbandono degli animali, che prevedono multe salate (fino a €10.000) e persino il carcere. Nell’esempio riportato, la truffa non è andata a buon fine perché l’annuncio che i truffatori avevano visto era vecchio, e il cane era già tornato a casa nel frattempo. La vittima ha capito subito la frode. Nonostante ciò, questa truffa sfrutta l’amore dei padroni per i loro animali, spingendoli potenzialmente a pagare pur di riaverli.
3. La truffa dell’emergenza IT-Alert falsa
Una truffa particolarmente cinica sfrutta la paura legata ai disastri naturali, come alluvioni, terremoti o eruzioni vulcaniche, che colpiscono diverse aree in Italia. I criminali inviano un SMS che appare come un messaggio di emergenza autentico “!”IT-Alert”, come quelli che abbiamo tutti ricevuto mesi fa nelle fasi di test del protocollo ItAlert. Questo messaggio che si finge IT Alert contiene un link: cliccando sul link, si viene reindirizzati a un sito web dove viene richiesto di scaricare un’applicazione, ad esempio – per Android – in formato Apk.
Questa applicazione scaricata è in realtà un malware. Una volta installata, l’app prende il controllo del telefono. Inizia a spiare le tue attività, rubare le password, e può persino attivare la telecamera e l’audio del dispositivo. Un rischio enorme riguarda le app bancarie: il malware può utilizzare i dati biometrici salvati sul telefono (come l’impronta digitale o il riconoscimento facciale) per autenticare operazioni bancarie come bonifici o ricariche. In sostanza, il malware può svuotare il conto corrente. Una volta che il malware prende possesso del telefono e inizia ad autenticare operazioni al posto tuo, si è “finiti”.
5. La truffa della votazione per il concorso della nipotina
Arriva un messaggio, spesso dal numero di un contatto o un amico. Il messaggio chiede un semplice favore, come “Ciao, puoi votare per mia figlia o nipote per una borsa di studio importante oppure un concorso di danza o bellezza?” e contiene un link. Cliccando sul link si accede a una pagina dove si vota tra due candidate cliccando sulla foto.
Per poter votare, compare una richiesta di inserire il numero di telefono per l’autenticazione. Dopo aver inserito il numero, si riceve un messaggio (tipicamente via WhatsApp) che richiede una “autorizzazione rapida e semplice via WhatsApp” e fornisce un codice. Questo processo replica quello per attivare WhatsApp sul computer (WhatsApp Web/Desktop). Inserendo il codice ricevuto nell’apposito campo, si autorizza il dispositivo dei truffatori ad accedere al proprio account WhatsApp. In pochi secondi, la tua chat appare sul loro computer.
A quel punto, i truffatori ottengono i tuoi contatti e altre informazioni che riescono a prelevare. Possono quindi mandare messaggi ai tuoi contatti e nei gruppi di cui fai parte per perpetuare la stessa truffa. Prendono il controllo del tuo account WhatsApp, tagliandoti fuori. Iniziano a usare il tuo account per fare truffe a nome tuo, rendendoti inconsapevolmente un loro “collaboratore”.
5. La truffa della vendita online sui siti di compravendita usato
Questa truffa prende di mira le persone che vendono oggetti su piattaforme online. Il processo inizia normalmente: metti in vendita un oggetto, ricevi una proposta di acquisto e accetti. Le comunicazioni iniziali dalla piattaforma (es. Subito) sono reali, confermando l’affare e dicendo di attendere il pagamento.
La truffa inizia con un messaggio che sembra autentico e provenire dalla piattaforma. Questo messaggio dice “Per sbloccare il pagamento clicca qui”. Cliccando il link si apre una pagina che è una copia identica alla tua pagina dell’offerta, completa di brand, foto dell’oggetto venduto e importo. Sulla pagina, un messaggio indica che il pagamento è “bloccato per motivi di sicurezza” e chiede di cliccare per sbloccarlo. Questa pagina viene clonata molto velocemente dopo che l’oggetto è stato messo in vendita, anche solo 10 minuti dopo. Cliccando sul bottone per “sbloccare il pagamento”, viene richiesto di “inserire i dati della tua carta di credito per poter effettuare la transazione”. Questo è il momento cruciale in cui si dovrebbe avere il sospetto. Fornire i dati della carta di credito permetterebbe ai truffatori di accedere ai fondi. La truffa è considerata “furba”. È stato segnalato che anche le piattaforme stesse potrebbero non essere a conoscenza di questa specifica modalità di frode. Le comunicazioni di pagamento reali da parte delle piattaforme dovrebbero generalmente arrivare via email con un link.
Il CEO Forenser Paolo Dal Checco come consulente tecnico per Le Iene
Questo servizio TV per Le Iene prosegue un ciclo di servizi dove il CEO Forenser Srl Paolo Dal Checco, in qualità di Consulente Tecnico de Le Iene, ha dato il suo contributo per chiarire gli aspetti tecnici delle frodi informatiche e fornire alcuni spunti per difendersi. L’attività di consulente tecnico per Le Iene, nei servizi nei quali viene coinvolto, è un modo di aiutare le persone a proteggersi dalle truffe, dagli attacchi informatici, dai raggiri e dalle minacce aumentando la consapevolezza del pubblico circa le questioni tecniche che sottendono a questo tipo di minacce.
Confidiamo infatti che, anche grazie ai Servizi TV de Le Iene, le persone possano conoscere in anticipo le mosse dei truffatori ed evitare di essere truffate, dato che la miglior difesa è proprio la consapevolezza, la conoscenza, il “farsi trovare pronti” nel momento in cui verremo contattati via SMS o Whatsapp da potenziali truffatori che tenteranno di farci inserire codici, installare applicazioni, accettare lavori, investire in criptomonete o trading con promesse di facili guadagni o a volte ricatti o estorsioni.
Le indicazioni fornite da Paolo Dal Checco in risposta alle domande della Iena Matteo Viviani, quale Consulente Tecnico de Le Iene nel servizio sulle 5 truffe al cellulare, possono infatti essere utilizzate per difendersi dalle frodi online e non solo, per quanto ribadiamo che la prima difesa è la consapevolezza e l’attenzione alle comunicazioni che giungono da parte di chi ci chiede soldi, dati o di agire con urgenza, proponendo in genere offerte “too good to be true”, cioè troppo belle per essere vere.
Cosa fare si si è vittima di truffa o frode informatica
Purtroppo è frequente che le persone cadano vittima di questo tipo di truffe e richiedano poi al consulente informatico forense una perizia informatica per poter ricostruire quanto effettivamente accaduto e far valere i propri diritti tramite una querela o una causa in Procura o Tribunale, eventualmente acquisendo tramite copia forense le prove informatiche che testimoniano quanto effettivamente accaduto.
Ovviamente è importante rivolgersi innanzitutto all’Autorità Giudiziaria, ad esempio passando dalle Forze dell’Ordine come la Polizia Postale ma non solo, anche i Carabinieri, Guardia di Finanza o in generale la Procura della Repubblica possono accettare querele o esposti.
Un buon avvocato è altresì strategico per potersi tutelare, consigliamo di scegliere avvocati e studi legali che abbiano pratica nel mondo della informatica forense e nei reati informatici, così che possano comprendere le questioni legate alle prove digitali, all’importanza di una copia forense delle evidenze digitali e sappiano gestire cause basate sul mondo digitale.
Un suggerimento che possiamo dare a chi fosse caduto vittima di queste truffe è procedere immediatamente – in autonomia o con l’ausilio di un perito forense – con acquisizione forense delle prove digitali che testimoniano l’evento e possano ricondurre all’attribuzione dell’autore. Le prove digitali sono infatti uno dei requisiti essenziali per procedere poi con una denuncia/querela in Procura, presso i Carabinieri, Polizia Postale, Guardia di Finanza o Polizia Giudiziaria oppure con una causa civile in Tribunale per risarcimento danni, ricorso, ATP, descrizione, citazione in Giudizio.